martedì 3 luglio 2012

Installare programmi – I repository

Ubuntu appena installato ha tanti programmi installati ma non tutti quelli di cui potremmo aver bisogno. Ci sono tantissimi programmi, giochi o semplicemente librerie da installare, ci sono programmi di grafica, per la musica, per modificare testi, per programmare, più di uno per ogni esigenza.

Ubuntu è una distribuzione basata su pacchetti e tutti questi pacchetti sono raccolti in alcuni contenitori chiamati repository: CD, siti, cartelle sul file system costituiscono lo spazio dove sono ospitati i pacchetti.

I repository evitano la necessità di andare a pescare il software da mille siti differenti e costituiscono una semplicità per l’utente e una comodità sia per installare che per aggiornare i programmi. Tenere il sistema sempre aggiornato è il primo passo per avere un computer protetto e i repository consentono di aggiornare anche i programmi installati e non solo i componenti del sistema.

Gli sviluppatori o alcuni impacchettatori si creano i loro repository per consentire agli utenti di avere certi pacchetti non presenti o più aggiornati rispetto i repository ufficiali. 

Ubuntu chiama questi repository come sorgenti software.

E’ possibile aggiungere e togliere sorgenti software tramite il menu Applicazioni, Strumenti di Sistema, Preferenze, Sorgeti Software.




Sarà richiesta la conferma con la password del proprio utente, trattandosi di un’attività che influenza l’intero sistema. Immetterla quando richiesto.

 Ubuntu possiede 4 repository ufficiali attivabili o disattivabili dalla scheda Software per Ubuntu:
 


 Software open source supportato da Canonical (main) contiene le parti principali del sistema operativo ed è tutto quanto ufficialmente supportato





Software open source mantenuto dalla comunità (universe) contiene la maggior parte del software, si tratta di tutti i programmi non ufficiali, inviati dagli autori per la distribuzione nei repository ufficiali. Canonical tuttavia non fornisce alcun tipo di supporto per questi software

 Driver proprietari per i dispositivi (restricted) contiene unicamente drivers sviluppati da terze parti, non open source ma utilizzabili per Ubuntu

Software con restrizioni per copyright o motivi legali (multiverse) contengono programmi proprietari, non open source o coperti da brevetti.

In questi 4 repository si trovano migliaia di pacchetti pronti da scaricare in molte maniere, i più semplici dal software center o da synaptic; tutti quanti testati su Ubuntu, generalmente tutto quel che serve ed è conosciuto come funzionante su Ubuntu si trova in questi quattro.

E’ possibile attivare anche i medesimi repository per i pacchetti con sorgenti, ovvero da modificare o ricompilare da noi stessi. 





Tutti gli altri pacchetti invece sono binari, ovvero già compilati, semplicemente da installare.

Ciascuno di questi repository può essere scelto da uno dei numerosi server mirror messi a disposizione,



 se notiamo un’estrema lentezza nello scaricamento è possibile scegliere un sito differente dalla casella Scaricare da. Scegliendo Altro… sarà mostrato l’elenco dei server e sarà possibile scegliere o preferire la determinazione automatica in base al più veloce per la nostra connessione.




Mediante la seconda scheda Altro Software è possibile aggiungere e togliere repository aggiuntivi oltre ai 4 ufficiali, generalmente preparati dai programmatori di un determinato pacchetto o da qualche volontario che li impacchetta. Tutti i repository di terze parti non sono ufficiali e potrebbero contenere software non funzionante, che crea problemi al sistema e persino infetto, quindi attenzione a cosa si decide di installare.




Cliccando Aggiungi sarà aperta una finestra che consente l’immissione di una riga apt, una sorgente software, generalmente fornita dal sito che si decide di aggiungere. Non basta un percorso generico http://nomesito ma ha una forma ben precisa, mostrata in un esempio nella finestra stessa.



La terza scheda Aggiornamenti determina il comportamento del sistema di controllo degli aggiornamenti, da quali repository cercarli, ogni quanto tempo cercali (ogni giorno, ogni due giorni, ogni settimana, ogni due settimane) e cosa fare quando vengono rilevati (installarli senza conferma, scaricarli ma non installarli, notificarlo solamente senza installarli).



La quarta scheda Autenticazione mostra e consente l’inserimento e l’eliminazione delle chiavi di autenticazione ai repository. Alcuni siti infatti potrebbero aver bisogno di una chiave per l’utilizzo oppure al momento dell’installazione i pacchetti senza una firma potrebbero mostrare un avviso di sicurezza. Le firme scaricate possono essere importate da qui.




Alla chiusura della finestra, se sono state apportate modifiche alle scelte effettuate, sarà richiesto di scaricare l’elenco dei pacchetti presenti sui repository scelti e verranno eliminate le liste di quelli deselezionati. Senza ricaricare le liste, i programmi di gestione dei pacchetti continueranno a vedere le liste vecchie e non potranno utilizzare i pacchetti contenuti nei repository indicati. Si raccomanda di premere il pulsante Ricarica.

Le informazioni sul software disponibile non sono aggiornate Scaricamento delle informazioni sui pacchetti

In tal caso verranno scaricate tutte le liste e analizzate per determinare la presenza di nuovi pacchetti e di aggiornamenti di quelli già presenti.

Quest’ultima fase può essere effettuata anche in un secondo tempo da terminale utilizzando il comando:
 
sudo apt-get update



Saranno mostrati anche in questo caso le liste dei pacchetti scaricati. Quelle che mostrano Get indicano che sono state scaricate, quelle con Ign (Ignored) sono state ignorate in quanto uguali a quelle già scaricate in precedenza.
Le liste dei pacchetti da scaricare può essere modificata sia dalla scheda Altro Software vista in precedenza sia modificando il file /etc/apt/sources.list tramite root, ad esempio col comando:
 
gksudo gedit /etc/apt/sources.list

Al termine della modifica ricaricare le liste dai rispettivi siti come visto in precedenza.

Sia Synaptic, sia  software center sia apt-get attingono ai repository qui indicati, sono la base da cui questi programmi attingeranno il software da scaricare.

lunedì 2 luglio 2012

Cambiare la propria password

Abbiamo visto come poter ripristinare la password perduta o dimenticata, ma è importante cambiare ogni tanto la propria parola d’ordine di accesso per esser certi che nessuno la impari osservandoci mentre la digitiamo oppure per sceglierne una differente per comodità.

Non è naturalmente necessario effettuare il lungo giro indicato in precedenza ma ogni utente può cambiare le propria password a piacimento, senza riavvii o anche a distanza purché connesso al sistema con la propria parola d’ordine.



Per far ciò aprire il menu Applicazioni, Strumenti di Sistema  quindi Impostazioni di Sistema, Sistema e quindi Account Utente da qui sarà possibile effettuare l’operazione oltre che assegnare informazioni personali sul proprio utente, utile generalmente se siamo collegati ad un sistema centralizzato usato da più utenti.




 Il pulsante in alto a destra Sblocca consente di entrare come root a cambiare la propria parola d’ordine d’accesso.




Sarà richiesto la parola d’ordine attuale



 immetterla nella prima casella Password Attuale, inserire la nuova Password il sistema indicherà se la Password da noi scelta è semplice, discreta o sicura, alla fine dell'operazione cliccare su cambia altrimenti le modifiche non avranno effetto




Verificare in basso che non sia riportato Le due password non corrispondono e se la parola d’ordine è ritenuta valida dal sistema, cioè non troppo breve e non troppo semplice, premendo il pulsante Cambia password questa verrà cambiata.

Chi non vuol utilizzare o non ha accesso all’interfaccia grafica può cambiare la parola d’ordine da console digitando semplicemente passwd in un qualsiasi terminale. Sarà richiesta la parola d’ordine attuale e quella nuova, da inserire due volte in maniera uguale.
 



Questo modificherà la nostra parola d’ordine di accesso, tenerla a mente, sarà attiva da subito e non è necessario alcun riavvio né disconnessione.


Possiamo aprire l'interfaccia di cambio Password anche dal nome utente in alto a destra a fianco dell'icona con l'ingranaggio : 


Cliccando su Account Utente da qui sarà possibile effettuare l’operazione oltre che assegnare informazioni personali sul proprio utente, utile generalmente se siamo collegati ad un sistema centralizzato usato da più utenti.

domenica 1 luglio 2012

Installare il supporto per Flash su Firefox

Navigando qua e là prima o poi capiterà di finire in uno di quei siti che per utilizzarlo richiedono la presenza di Flash. Musica e animazioni su web sono state possibili grazie a Flash ma trattandosi di una tecnologia proprietaria di Adobe/Macromedia non è stato incluso alcun supporto nativo su Ubuntu.

Se provassimo a guardare il sito dell’Alfa Romeo vedremo una bella pagina nera e niente più, nessuna possibilità di continuare o di accedere ad una versione ridotta del sito. Per poter usufruire del sito è necessario installare il plugin Flash per Mozilla Firefox.

Esistono due diverse implementazioni di Flash su Ubuntu: la prima è quella ufficiale prodotta da Adobe/Macromedia, gratuita ma non open source; la seconda è quella open source chiamata Gnash. Alcuni siti potrebbero dare problemi, questo fa preferire l’uso del plugin ufficiale di Macromedia, vediamo come installarlo.

Aggiungi/Rimuovi… 
Dal menu Applicazioni apriamo Aggiungi/Rimuovi… L’interfaccia presentata è molto semplice: a sinistra stanno le categorie e a destra nella parte superiori i programmi trovati, mentre nella parte inferiore una loro descrizione.

Aggiungi/Rimuovi applicazioni

La selezione iniziale mostrerà solo i programmi ufficialmente supportati, ma modificando la casella Mostra in alto a destra è possibile scegliere tutti i programmi, anche quelli non open source e non supportati.

Macromedia Flash Plugin

Scegliamo quindi Tutte le applicazioni disponibili dalla casella a destra e nella finestra di ricerca immettiamo macromedia. Ci sarà presentato un unico programma: Macromedia Flash Plugin, proprio quello che ci servirà. Basterà mettere la spunta a fianco al pacchetto per segnarlo come da installare.
Abilitare l’installazione del software non supportato e quello con restrizioni? 
Se non abbiamo mai attivato i repository con restrizioni (Multiverse), ci sarà chiesto di farlo e la procedura automatica scaricherà le liste aggiornate. Il plugin flash di Macromedia come già detto non è open source e coperto da brevetti, per questo è posto in un repository separato, con i pacchetti non opensource. Confermiamo l’abilitazione di questo repository e attendiamo lo scaricamento di tutte le liste.

Confermiamo il programma da installare cliccando su Applica modifiche e ci sarà proposto l’elenco con tutti i pacchetti scelti. Ancora una conferma con Applica e il pacchetto sarà scaricato e installato.
Applicare i seguenti cambiamenti?

Attendere il completamento dell’installazione e al termine confermare il tutto con Chiudi.
Il software è stato installato con successo

Adesso possiamo gustarci la visione della splendida Alfa 147 sul sito ufficiale.

sabato 30 giugno 2012

Ripristinare la password perduta

A molti sarà capitato di perdere una password prima o poi e in un sistema multiutente come Linux, senza la password di accesso non si può accedere affatto al proprio computer.

Tuttavia se si dispone di un accesso fisico alla macchina e abbiamo la possibilità di riavviarla e scegliere la modalità di ripristino all’avvio, l’operazione di cambio della password è molto semplice.

Ripristino mediante recovery mode

Ubuntu sin dall’installazione crea almeno due voci nel boot manager (GRUB), la prima è quella che utilizziamo abitualmente e avvia il sistema in modalità normale, la seconda è la modalità di ripristino (recovery mode).

Accedere al menu di GRUB

All’avvio del PC appare un messaggio che ci avverte di premere ESC per accedere al menu di GRUB, il boot manager predefinito di Ubuntu.

Scelta del kernel

Premendo ESC sarà presentato l’elenco delle possibilità di scelta di GRUB, generalmente due per ogni versione di kernel installato, la prima per un avvio normale e grafico e la seconda chiamata recovery mode per un ripristino del sistema da console. Per reimpostare la password sceglieremo il recovery mode e premiamo Invio.
Modalità di ripristino 
Al termine del caricamento sarà presentato un prompt root@nomecomputer:~# dal quale potremo eseguire qualsiasi comando amministrativo senza necessità di immettere la password o usare sudo. 

Per cambiare la password del nostro utente scriveremo:
passwd nomeutente

Sarà richiesta due volte la password da assegnare, inserirla, confermarla e al termine scrivere exit per procedere col normale avvio del sistema.

Password cambiata

Ripristino mediante cambio init

Se la modalità di ripristino non è disponibile oppure non funziona o si blocca in malo modo è possibile avviare il kernel normale, passando delle opzioni per interrompere il caricamento ed accedere ad una riga dei comandi da cui cambiare la password.
Per fare ciò modificheremo temporaneamente il programma di avvio init, indicando al kernel di cambiarlo con una shell bash, anziché con quello predefinito che avvia tutti i servizi normali.

Accedere al menu di GRUB
Opzioni di avvio del kernel 

All’avvio interrompere il caricamento con ESC per accedere al menu di GRUB, spostarsi sul primo e premere il tasto e (edit). Spostarsi quindi sulla riga kernel (la seconda) e premere nuovamente e per modificarla.

Modifica delle opzioni del kernel

Cancellare ro quiet splash locale=it_IT e sostituirlo con rw init=/bin/bash e confermare con Invio.
Avvio del sistema 
Ritornati alla videata precedente è possibile eliminare la riga quiet che nasconde eventuali messaggi che potrebbero esserci utili. 

Per farlo ci sposteremo sulla riga quiet e premeremo il tasto d (delete). Questo passaggio non è obbligatorio in alcun modo.

Avviamo quindi il sistema premendo il tasto b (boot). Dopo il caricamento iniziale del sistema ci sarà proposto un prompt di utente root@(none):/# dal quale potremo eseguire il cambio di password con:
 
passwd nomeutente

Inserire e confermare la password da assegnare all’utente. Uscire da questo ambiente però può essere un attimo problematico, poichè init è il primo programma avviato che tiene in vita tutto il sistema, se lo chiudessimo con exit il sistema crederebbe che è andato in errore tutto il sistema, ma altresì Ubuntu non consente il riavvio dal sistema init rispondendo con un Connection refused se tentiamo il riavvio o lo spegnimento.

Per evitare possibili perdite di dati smontiamo e rimontiamo il file system in sola lettura e assicuriamoci che tutti i dati siano stati scritti su disco prima di dare il fatale exit. 

In ordine quindi digitiamo:
 
mount -o ro,remount /
sync
exit
Kernel panic 
Ci sarà quasi sicuramente risposto un minaccioso: Kernel panic – not syncing: Attempted to kill init! e il sistema si bloccherà. 

Fatto ciò potremo riavviare senza paura di perdere dati, avendo il sistema in sola lettura e con tutte le scritture già effettuate dato il sync precedente e naturalmente la password cambiata.

Ripristino mediante chroot da CD

Se non è possibile utilizzare nessuno dei due sistemi precedenti, ad esempio perché GRUB è bloccato o protetto da una password, possiamo inserire qualsiasi CD con Linux che ci dia la possibilità di scrivere comandi su una shell, va bene anche il CD di installazione di Ubuntu.

 In questo ultimo caso la shell la avvieremo manualmente dal menu Applications, Accessories, Terminal.

Sulla riga dei comandi verifichiamo se siamo root scrivendo:
 
whoami

Se non ci sarà risposto root, passiamo a root con sudo -s -H oppure su se la distribuzione non utilizza sudo. 

Per continuare è necessario essere root.

Se non conosciamo la partizione di avvio di Linux possiamo vedere la tabella delle partizioni con fdisk -l /dev/sda oppure fdisk -l /dev/hda

Dipende da come vengono rilevati i dischi, in caso di dubbi consultare l’articolo sulle partizioni su Linux.

Una tabella delle partizioni tipica riporta:
 
Disk /dev/sda: 85.8 GB, 85899345920 bytes
255 heads, 63 sectors/track, 10443 cylinders
Units = cilynders of 16065 * 512 = 8225280 bytes
Disk identifier: 0x000c48f1

   Device Boot      Start         End      Blocks   Id  System
/dev/sda1   *           1        5078    40789003+   7  HPFS/NTFS
/dev/sda2            5079       10217    41279017+  83  Linux
/dev/sda3           10218       10443     1815345    5  Extended
/dev/sda5           10218       10443     1815313+  82  Linux swap / Solaris

Osservare le colonne Device e System

 La partizione di tipo Linux è una sola, si tratta di sda2, è certamente quella. In un sistema con più partizioni ci si può orientare anche con le dimensioni o con l’ordine.

Montiamo quindi quella partizione e cambiamo l’ambiente attivo con:
 
mount /dev/sda2 /mnt
chroot /mnt /bin/bash

Fatto ciò ci troveremo una shell bash aperta nell’ambiente di quella partizione, quasi come se avessimo avviato da quella partizione, tutte le operazioni sono reali su quel disco e non come se avessimo avviato da CD.

Cambiare la password è molto semplice da qui:
 
passwd nomeutente

Inserire e confermare la password. Quindi uscire dall’ambiente chroot, smontare la partizione e riavviare:
 
exit
umount /mnt
reboot

Et voilà il cambio è fatto. Esistono anche altre maniere ma dovrebbero bastare queste tre principali. Ciò dovrebbe insegnarci a non fidarci troppo della protezione mediante password, chiunque abbia accesso fisico alla macchina può reimpostare la password o addirittura toglierla temporaneamente e rimetterla esattamente come prima anche senza conoscerla.

venerdì 29 giugno 2012

Leggere la versione del kernel

E’ possibile leggere la versione del kernel in uso digitando da un terminale:

uname -r

Sarà riportato come risultato qualcosa del genere: 




 Per avere più dettagli utilizzare invece:
 
uname -a

E verrà riportato:


 
La data e l’ora indicano la  data di compilazione del kernel. La sigla SMP (Simmetric MultiProcessign) indica che il kernel è stato compilato per supportare l’architettura a più processori.

giovedì 28 giugno 2012

Leggere la versione di Ubuntu installata

E’ possibile ricavare la versione di Ubuntu installata scrivendo su un terminale:
 
lsb_release -idrc

Nel caso di Ubuntu 12.04 Precise pangolin  sarà riportato:
 
 
 
Nel caso non sia installato lsb_release, sarà necessario installare il pacchetto lsb-release con:
 
sudo apt-get install lsb-release

Una maniera alternativa ma molto meno precisa consiste nel leggere il file /etc/issue con:
 
cat /etc/issue

Che su 12.04 Precise pangolin riporta un sintetico:


mercoledì 27 giugno 2012

Condividere la connessione Internet

E’ possibile condividere la connessione internet da Ubuntu verso tutti i PC della LAN senza installare alcun pacchetto aggiuntivo. 

In questo modo tutti i PC facenti parte della rete locale potranno navigare utilizzando la condivisione del nostro PC Linux.

Dobbiamo conoscere l’interfaccia che ci connette ad internet, generalmente se utilizziamo un modem sarà ppp0 mentre se usiamo un router connesso ad un pc con due schede di rete l’interfaccia sarà eth1

Se la rete è già configurata basterà vedere il nome dell’interfaccia di uscita con:
 
route -n | grep "0.0.0.0" | grep UG | awk '{print $8}'


Nel nostro esempio supporremo che il traffico verso internet sia gestito dall’interfaccia ppp0, cambiare eventualmente il nome dell’interfaccia con quella utilizzata.

L’operazione di condivisione è davvero molto semplice se effettuata da un terminale ma richiede i privilegi di amministratore (root) per cui all’interno di un terminale trasformiamoci in root usando:
 
sudo -s -H

Immettiamo naturalmente la nostra password e diventeremo utente root. Il prompt cambierà da nostroutente@nomecomputer a root@nomecomputer. Questo ci assicura dell’avvenuto cambio di utente.

Adesso possiamo configurare il masquerading sul NAT (Network Address Translation) su iptables (il programma che si interfaccia col firewall interno di Linux). 

Ciò consentirà l’inoltro delle richieste da un’interfaccia ad un’altra, ad esempio dall’interfaccia eth0 che ci connette alla rete locale, all’interfaccia ppp0 oppure eth1 che smista il traffico internet. Per configurare il masquerading verso l’interfaccia ppp0 utilizzeremo:
 
iptables -t nat -A POSTROUTING -o ppp0 -j MASQUERADE

Possiamo verificare l’avvenuto inserimento della regola con:
 
iptables -t nat -L

Osservando l’opzione (catena) POSTROUTING che abbiamo specificato precedentemente. 

Se l’operazione è stata svolta correttamente troveremo:
 
Chain POSTROUTING (policy ACCEPT)
target     prot opt source               destination
MASQUERADE  0    --  anywhere             anywhere

Ciò significa che la regola di masquerading verrà applicata per tutti gli indirizzi di origine (source anywhere), diretti verso qualsiasi altro indirizzo (destination anywhere).

Configurato il firewall per consentire il traffico verso l’esterno, non ci resta che attivare il routing sull’interfaccia di rete. Questo consentirà l’inoltro dei pacchetti predisponendo il nostro sistema come fosse un router. Per attivare il routing basterà un semplice:
 
echo 1 > /proc/sys/net/ipv4/ip_forward

Per i più curiosi, non è sufficiente usare sudo ma necessariamente root poiché sudo non consente la scrittura redirezionata, il comando sudo echo 1 > qualcosa significherà “scrivi 1 da root” e quindi “poni il risultato su qualcosa”, non da root ma da utente normale.

Per questa ragione il comando di attivazione del routing produrrebbe l’errore: bash: /proc/sys/net/ipv4/ip_forward: Permesso negato.

Attivazione condivisione Internet 
Fatto ciò la nostra connessione internet è condivisa con tutte le macchine della rete, non ci resta che impostare come gateway l’indirizzo IP del computer che condivide la connessione su tutte le macchine che vogliamo fare accedere ad Internet e i server DNS che preferiamo.
Se le macchine a cui vogliamo fornire la connessione Internet sono altri Ubuntu potremo cambiare gateway e DNS da Network Manager (Amministrazione, Rete).

Impostazioni di rete Proprietà di eth0 Configurazione DNS

In questo esempio il PC senza connessione ha IP 192.168.1.7 e il PC che condivide la connessione Internet ha IP 192.168.1.12. Sulla scheda DNS inseriremo gli indirizzi DNS forniti dal nostro provider (sebbene sia possibile usare quelli del computer che condivide la connessione usando dnsmasq, non trattato però in questa sede).

Se i PC a cui vogliamo dare la connessione sono dei Windows procederemo in maniera analoga: nella proprietà della connessione alla rete locale assegneremo il gateway del nostro Ubuntu.

Proprietà connessione di rete locale (LAN) Proprietà Protocollo Internet
In questo esempio il PC Windows avrà IP 192.168.1.4 mentre quello Ubuntu che condivide la connessione 192.168.1.12. I DNS sono quelli del nostro provider Internet.

E’ importante però ricordare che i comandi indicati sono transitori e le due regole (masquerading e routing) saranno perdute dopo un riavvio del sistema. 

E’ però possibile salvare le regole di iptables col seguente comando:
 
iptables-save > /etc/iptables-condivisione.rules

Mentre per ricaricarle il comando sarà:
 
iptables-restore < /etc/iptables-condivisione.rules

Se vogliamo evitare di attivare e disattivare le regole su richiesta e preferiamo che sia fatto automaticamente all’avvio creeremo uno script che le reimposti all’avvio. Per cui sempre da root creiamo lo script attiva-condivisione-internet con:
 
cd /etc/network
iptables-save > condivisione-internet.rules
touch attiva-condivisione-internet
chmod u+x attiva-condivisione-internet
gedit attiva-condivisione-internet

E una volta aperto scriviamo all’interno:
 
iptables-restore < /etc/network/condivisione-internet.rules
echo 1 > /proc/sys/net/ipv4/ip_forward

Salviamo il file ed apriamo quindi il file interfaces con:
 
gedit interfaces
Interfaces 
Il contenuto di questo dipende dalle interfacce installate, in generale, in fondo alla definizione dell’interfaccia della nostra rete locale (qui eth0), aggiungeremo:
 
pre-up /etc/network/attiva-condivisione-internet

In questo modo le modifiche saranno riapplicate al riavvio della configurazione della rete. Se vogliamo proteggere la nostra rete usando iptables è disponibile un ottimo tutorial su debianizzati.org.

martedì 26 giugno 2012

Installare un nuovo tema da Art.gnome.org

Art.gnome.org è un sito ricco di elementi grafici per Gnome: sfondi, icone, temi di vario genere. Vedremo come installare un tema di art.gnome.org con pochi semplici passaggi. Sezione temi Sull’home page del sito, sulla destra troviamo la sezione dedicata ai temi chiamata Desktop Themes. All’interno di quella sezione possiamo scegliere un tema qualsiasi, nel nostro caso abbiamo scelto la sezione Application e scelto un tema di nostro gradimento. Scelto il Murrina-LemonGraphite semplicemente clicchiamo sul collegamento col nome del tema. Possiamo notare anche una anteprima dello stile di ciascun tema disponibile.


Per chi non avesse mai sentito parlare di Murrine, si tratta di un motore grafico molto popolare per Gnome scritto dall’italianissimo Andrea Cimitan (Cimi), che produce effetti simil vetro nei controlli grafici.
Download Murrina-LemonGraphite 
In cima alla pagina del tema scelto è presente un collegamento per scaricarlo, assieme a delle brevi istruzioni che vedremo ora in dettaglio. La prima maniera più lunga consiste nel cliccare il collegamento Murrina-LemonGraphite (1.8 kb), scaricare il file e installarlo in seguito. 

L’altra maniera sicuramente più semplice consiste nel trascinare il collegamento nel programma di configurazione dei temi.
Sistema, Preferenze, Aspetto 
Dal menu Sistema, sotto Preferenze, scegliamo la voce Aspetto e sarà mostrato il programma per la configurazione dell’aspetto di Gnome (gnome-appearance-properties).
Preferenze dell’aspetto 
Si presenta come una finestra composta da 5 schede: Tema, Sfondo, Tipi di carattere, Interfaccia e Effetti visivi. Quella che interesserà noi è certamente la prima: Tema.

In fondo troviamo vari pulsanti, uno dei quali è Installa, che consente di installare un tema già salvato su disco, ad esempio scaricato dal sito, semplicemente cliccando il collegamento Download. Basterà selezionare il file dopo aver cliccato installa per installarlo.

L’altra maniera più diretta è quella di trascinare il collegamento Download dalla pagina del tema alla finestra Preferenze dell’aspetto. Proprio così, trascineremo il collegamento, quello che sul sito riporta Murrina-LemonGraphite (1.8 kb) nella finestra Aspetto. Il puntatore del mouse prenderà la forma di una mano che trascina un foglietto.
Installazione del tema Murrina-LemonGraphite 
Rilasciamo il tasto sinistro del mouse e sarà mostrata la finestra di download e di installazione del tema. Al termine dell’operazione sarà chiesto se applicarlo subito oppure continuare ad usare il tema attuale.
Il tema Murrina-LemonGraphite è stato installato

Possiamo scegliere l’opzione che preferiamo, nel caso l’applicassimo subito vedremmo la finestra dei temi con i nuovi colori e i nuovi controlli.

Il tema corrente sarà chiamato Personalizzato, si tratta infatti di un tema composto dal precedente tema da noi usato (quello predefinito è Human), con lo stile Murrina-LemonGraphite. Cliccando Personalizza possiamo vedere il componente appena installato.
Salva tema come… 
Cliccando invece Salva come… potremo salvare la nuova combinazione come meglio preferiamo, per richiamarla ogni volta, senza doverla ricomporre usando i due temi (iniziale + LemonGraphite).

Basterà assegnare un nome, una descrizione se la desideriamo e mettendo la spunta su Salva l’immagine di sfondo sarà reso anche lo sfondo del desktop come parte del tema.

Al termine del salvataggio lo troveremo nella finestra assieme a tutti gli altri temi (con la differenza però che sarà installato solo per il nostro utente e non per tutti gli utenti, su ~/themes).

Il tema è adesso installato però… quei bottoni squadrettati sono a dir poco orrendi, come mai questo tema è così brutto? In realtà abbiamo un piccolo problema.
Come suggerisce il nome, questo tema utilizza Murrine, il motore grafico di Cimi, ma su Ubuntu non è installato di serie (come tanti altri motori grafici). Per ottenere gli effetti grafici previsti dal tema è necessario installare il pacchetto gtk2-engines-murrine.

Apriamo per cui una finestra di terminale e scriviamo:
sudo apt-get install gtk2-engines-murrine
Installazione di gtk2-engines-murrine

Verrà richiesta la password dell’utente e sarà installato il pacchetto indicato. Al termine dell’operazione, se riapplichiamo il tema che fa uso di Murrine vedremo il nuovo stile grafico con i pulsanti “vetrati”.
Tema con Murrine

Oltre Art.gnome.org anche gnome-look.org contiene numerosi temi per Gnome, installabili alla stessa maniera. Adesso personalizziamo come meglio preferiamo.